martedì 29 luglio 2008

Hollywood, Vermont (2000) di David Mamet

David Mamet torna alla regia con questa piccola perla. Una commedia frizzante, leggera ma mai banale che racconta le vicissitudini di una troupe cinematografica che si stabilisce in un piccolo paesino del Vermont per terminare di girare il loro film, dopo alcuni problemi avuti nella location precedente.

Prevedibilmente le difficoltà si trasferiscono con loro, alimentate da star capricciose, fondi sempre più a secco, sceneggiatori col blocco dello scrittore, senza dimenticare le dinamiche innestate nella tranquilla vita paesana, che aumentano esponenzialmente l'entropia già enorme del progetto. Si sprecano riferimenti e frecciate a Hollywood e le sue schizofrenie, ma tutte queste attenzioni non sono che segno di un amore smisurato per la settima arte, e aumentano ancora di più il fascino dell'interessante e colorato carrozzone che è il mondo del cinema.



Un gigantesco Alec Baldwin nei panni del protagonista del film nel film, alcolizzato e con una predilezione per le minorenni, diverte con un interpretazione sopra le righe ma credibilissima, che non manca di suggerire come la gestazione di una pellicola non sia poi molto differente. William H. Macy dà vita ad un regista completamente fuori controllo, incapace di pensare ad altro che tenere assieme le assurde personalità che popolano il set. Il suo ultimo pensiero è la qualità del prodotto, basta che si esca con qualcosa (pure il titolo è sacrificabile), tanto il pubblico premierà non il valore ma i nomi coinvolti. Ogni mezzo è buono pur di sfornare il prodotto, e si può passare sopra la legge e la morale senza esitazione. Provate per un secondo ad inquadrare con questa formula tanti blockbuster che ci vengono proposti a catena, e poi fatemi sapere... Non è forse questo il mestiere più bello del mondo?



PS: Un plauso al titolo italiano, che come al solito si allontana dall'originale, ma per una volta riesce ad essere ispirato e attinente, e forse pure più azzeccato!

giovedì 17 luglio 2008

CineHaiku Vol. 2


L'incredibile Hulk (2008) di Louis Leterrier

Omone verde
pantalone viola. Norton ci prova
Ma Ferrigno su tutti.







Wanted (2008) di Timur Bekmambetov

Fight Club ispira
Coreografiche esplosioni motorizzate
Un headshot al tavolo 2.







The Kovak Box (2006) di Daniel Monzón

Idea geniale
Inciampa con grazia
Spento finale.

CineHaiku Vol. 1

Impegni, impegni ed ancora impegni mi tengono lontano dal blog, però il piacere di gustarmi qualche film non è mancato. Dato che il numero comincia ad essere troppo alto per permettermi di tornare in pari, do il via alla prima edizione della "Maratona CineHaiku", ovvero come cavarsela in fretta con stile. La scappatoia sarà di creare dei brevi haiku di commento ai film visti recentemente, così almeno il mio bisogno di completezza non avrà da ridire.


Fido (2006) di Andrew Currie

Zombie amico fedele
Prezioso collare del conformismo
Lavori alla Zomcom?







Machine Girl (2008) di Noboru Iguchi

Tette a trivella
Ghigliottina volante nella foresta
Era meglio Beatrix Kiddo







Right at your door (2006) di Chris Gorak

Una bomba su LA?
Quarantena. Che tensione, finchè dura
Sarà mica Bin Laden







I padroni della notte (2007) di James Gray

Due fratelli
Scontro epico fra titani
Il grigio esiste?








E venne il giorno (2008) di M. Night Shyamalan

Erba assassina
Cosa ti sei fumato Shyamalan?
Eri quello di Unbreakable.