domenica 3 maggio 2009

Pulizie di primavera 4

L'inseguimento continua, ora sono a -51, vediamo che si combina oggi.
come al solito (*) denota i consigliati 

Vite difficili - Alway outnumbered (1998) di Michael Apted
Un ex detenuto tenta di reintegrarsi nella società, lottando contro pregiudizi e cercando una difficile redenzione. Un grandissimo Fishburne nei panni del protagonista Socrates.

The hard word (2002) di Scott Roberts
Torniamo al discorso sui film australiani. Sono sconosciuti, sono strani ma vale sempre la pena dargli una possibilità. Questo racconta di una rapina in banca pianificata da tre fratelli uno più pazzo dell'altro. Ricorda molto il Guy Ritchie di Lock & Stock, ma con altrettante buone idee e grandi caratterizzazioni. Divertentissimo e inaspettato.

Eagle Eye (2008) di  D.J. Caruso
Nemico pubblico aggiornato alle nuove tecnologie e mischiato con Phone Boot. Riciclaggio di idee che comunque non è completamente da buttare. E poi chiamarsi DJ Caruso è tanta roba.

Reservation Road (2007) di Terry George
In un banale incidente d'auto un bambino perde la vita di fronte agli occhi del padre. Il guidatore scappa ma dovrà convivere con la sua scelta.
Dolorosa riflessione sugli effetti delle proprie azioni e il rimorso. Buono lo studio psicologico dei personaggi anche se alcune forzature nella sequenza degli eventi detrae dalla forza del messaggio.

The strangers (2008) di Bryan Bertino
Due fidanzati (con problemi) sono terrorizzati da tre sconosciuti assalitori. Premessa semplice per un esecuzione che non delude grazie alla cruda ma precisa sceneggiatura. Non si grida al miracolo, ma sempre meglio dello slasher medio.

Step brothers (2008) di Adam McKay
Mettendo assieme Will Ferrel e John C. Reilley credevo di andare a colpo sicuro, invece la formula apatowiana comincia a mostrare i suoi limiti, nonostante almeno una manciata di scene siano divertenti. Ferrel ormai è un po' l'ombra di se stesso, inarrivabile come spalla (vedi Old School), da personaggio principale ci possono essere problemi. Sappiamo che Reilley sa fare molto di meglio quindi lo perdoniamo.

You don't mess with the Zohan (2008) di Dennis Dugan
Iniziamo dal tralasciare il titolo italiano, per favore. Da uno che nella sua carriera ha girato Beverly Hills Ninja non ti aspetteresti molto, nonostante ciò, forse grazie al physique du role di Sandler, Zohan riesce a risultare talmente assurdo e sopra le righe da regalare una continuità di divertimento ad una trama che presentava il rischio di essere solamente una raccolta di scenette. Personaggi stereotipati talmente convinti non possono che meritare rispetto. Una scena su tutte: quella della segreteria automatica con la voce guida per assistere i terroristi nella preparazione di attentati: "Welcome To Helzobolla customer service..."

La ragazza del lago (2006) di Andrea Molaioli (*)

Ogni tanto un film italiano così serve a ridarti un po' di fiducia. Fiducia che i nostri registi sanno ancora raccontare storie, storie legate al territorio come questa, ma con una forza narrativa universale che sembrava essere dimenticata dalle produzioni che vengono spinte a forza in tv e al cinema. E il fatto che sia l'esordio di Molaioli è ancora più notevole. Con la speranza che prosegua la carriera altrettanto bene, non posso che consigliare questa amara crime story di provincia, che sotto la superficie è una storia d'amore e tristezza, senza bianco o nero ma percorsa da un noir tratteggiato con sapiente fotografia e interpretazioni eccelse, uno su tutti Toni Servillo, che di nuovo si dimostra l'attore italiano numero uno del momento.

Fuga da Seattle (2002) di James Cox (*)
Leto & Gyllenhaal sono due amici che scappano da Vegas per sfuggire ai casini combinati, ma è molto di più del solito film on the road. La loro grande interpretazione convince su tutti i fronti nel dare vita ad un'atipica storia di amicizia, intramezzata dai bizzarri incontri in direzione Seattle, alcuni dei quali memorabili, come quello con l'uomo coccodrillo o la sosta al surreale bordello. Oltretutto stilisticamente ha delle grandi idee e un'ottima fotografia. Promosso a sorpresa. E se non vi piacciono i primi 5 minuti potete pure lasciarmi un commento


Burn after reading (2008) di Ethan e Joel Coen (*)
I fratelli Coen ci regalano un'altra nerissima commedia in bilico fra l'humor de Il Grande Lebowski e l'amarezza di Fargo, che ridipinge l'immaginario spionistico in un epoca che lo spoglia di ogni suo fascino. Personaggi impensabili portati con professionalità sullo schermo dai grossi nomi coinvolti fanno il resto. Non sto nemmeno a introdurre la storia che alla fine è quasi un pretesto per parlare dei vizi americani (e non solo) a ruota libera.

Il curioso caso di Benjamin Button (2008) di David Fincher (*)
Un film ambizioso e corale come non se ne vedevano dai tempi di Forrest Gump. L'ultimo di Fincher riesce a convincere nonostante alcuni difetti come l'eccessiva prolissità, l'indulgenza e il buonismo su alcuni passaggi ma soprattutto l'inserimento a-la Titanic della storia letta dal diario, poichè a mia opinione avrebbe funzionato benissimo anche con un'altra e meno abusata meccanica narrativa. Ma questi particolari rendono ancora più viva e piacevole la visione di questo signor film, pieno di fantastici tocchi di classe, complesso, colmo di intuizioni, quasi epico e foriero di interessanti riflessioni sulla natura del tempo e su come trasformi ogni cosa in maniera imprevedibile. Cate Blachett inarrivabile, riesce a mettere in ombra la pur bellissima interpretazione di Brad Pitt.

The man from earth (2007) di Richard Schenkman  (*)
Una manciata di attori, una sola location, budget limitatissimo (200.000 $) ricordano come il cinema non sia solo grandi produzioni. E infatti ci troviamo di fronte ad un film di valore assoluto, con forse uno degli script più intelligenti e brillanti mai portati sullo schermo. Completamente basato sui dialoghi, riesce ad tenerti incollato allo schermo dall'inizio alla fine con una storia geniale nella sua semplicità ma portata avanti con un'arguzia notevole e una precisione scientifica rigorosa. E alla fine forse anche voi non saprete che pensare...
Un ritorno alle origini, quelle di una fantascienza fatta di parole e sentimenti, idee e congetture, che non ha bisogno di astronavi ed esplosioni per far riflettere.

PS: Purtroppo si trova solo sottotitolato in italiano, ma fate questo sforzo, vi garantisco ne varrà la pena.

Pride & Glory (2008) di Gavin O'Connor
Poveri noi, e povero Edward Norton che non ne azzecca più una. Se volete qualcosa di simile, ma bello, fatevi un piacere e guardate I padroni della notte o Harsh times.

Frontière(s) (2008) di Xavier Gens
Siamo sempre sul terreno di The Texas Chainsaw Massacre (o Hostel), ma con un po' più di palle del solito e qualche scena memorabile (maiali anyone?). La famigliola nazista non è male, ma torniamo sempre a Leatherface a volerla dire tutta... Protagonisti bravi e belli, tutti e quattro, ma c'è la solita lotteria-morti. Interessante l'inquadramento socio-politico delle rivolte parigine. Comunque un film così gli americani se lo sognano, pace all'anima di Tobe Hopper.

Sfida senza regole (2008) di Jon Avnet
Dovrei imparare ad ascoltare i consigli a volte. Ma devo sbatterci la testa per capire quanto in basso si possa scendere. Ahi! Pover Robert e Al, ricordiamoli con un sorriso in Heat va là.

Drillbit Taylor (2008) di Steven Brill
Commediola senza infamia nè lode con Owen Wilson. Si vede che in qualche scena ha poca voglia si sbattersi, ma ci mette il minimo sindacale e qualcosa viene bene. Buono per una serata senza pensieri.

The abandoned (2006) di Nacho Cerdà
Un po' una delusione, ghost story sconclusionata che si salva solo grazie ad una grande fotografia e alcune scene realmente angoscianti.

Death race (2008) di Paul W.S. Anderson
Divertente remake del film con Stallone del 1975. Jason fa sempre la sua porca figura ed è cazzuto oltre ogni limite. Si intuisce ogni scena dalla precedente, ma il montaggio frenetico supplisce le mancanze di sceneggiatura trasformando tutte le inquadratura in un realistico videogame. Ci vorrebbe un'introduzione al rallenty anche per questo post.

11:59 (2005) di Jamin Winans
Ambizioso esordio con un soggetto inusuale che tira in ballo una complicata storia di misteri e viaggi nel tempo che si chiarisce solo alla fine nella sua pienezza. Si vede un po' l'inesperienza, ma le qualità ci sono, e pure il coraggio, vedremo che ne verrà in futuro.

sabato 2 maggio 2009

Pulizie di primavera 3

Più provo a tornare in pari più la lista si allunga... sembra la storia della mia vita!
Non garantisco nulla sullo stile, nè sulla forma, ormai conta solo ridurre il distacco. Perdonatemi.
(come al solito (*) denota i consigliati )





Be kind rewind (2007) di Michel Gondry (*)
Grandioso! Non è l'indimenticabile Eternal sunshine of the spotless mind ma riesce nella difficile impresa di rendere interessante un soggetto che poteva sembrare buono per appena qualche clip su youtube. Mos Def lascia il segno e Jack Black non tradisce. Lacrimuccia per l'appassionato omaggio al cinema di tutta la pellicola.

Three dollars (2005) di Robert Connolly
Per la serie "film australiani sconosciuti" perla numero uno. Storia realistica e commuovente di un uomo qualunque che si trova da un momento all'altro senza nulla.

Le morti di Ian Stone (2007) di Dario Piana
Interessante film in bilico tra il thriller e l'horror, non innovativo ma accattivante, ma soprattutto ricordo che il regista è italiano. Vedendo la qualità si capisce perchè è stato accolto ad Hollywood, mentre qua oltre ai molti videoclip ha avuto poco spazio. E a noi restano i cinepanettoni e le fiction tv me(r)diaset.

P2 Livello del terrore (2007) di Franck Khalfoun
Trascurabile thriller clustrofobico. Poco credibile.

Charlie Bartlett (2007) di Jon Poll (*)
Amara e intelligente commmedia/drama che riesce a dire qualcosa di nuovo sui giovani. Bella parte di Robert Downey Jr, preside alcolizzato che altro!

Funny games (2007) di Michael Haneke (*)
A 10 anni di distanza Haneke riesce ancora a lasciare il pubblico agghiacciato. Questa violenza sbattuta in faccia è quasi dolorosa, e i sottotesti sociali fanno il resto nel ribadire un capolavoro di stile e sostanza. Grandiosa Naomi Watts, anche se continuo a preferire l'originale del 1997, ma non ditelo a nessuno.

Bug (2007) di William Friedkin
Angosciante discesa nella psicosi di una coppia sbandata. Ha i suoi momenti ma si perde nella parte principale.

The Millionaire (2008) di Danny Boyle (*)
A questo punto arrivo tardi per dire qualsiasi cosa. Ma se qualche persona in più mi avesse ascoltato appena è uscito in sordina in poche sale, non ci sarebbe stato tutto questo stupore al momento degli Oscar. Danny Boyle si dimostra di nuovo il regista più eclettico attualmente sulla scena. E non sbaglia un colpo!

Doomsday (2008) di Neil Marshall (*)
Divertente e caciaro come il Carpenter dei tempi di Fuga da New York. Un ottovolante dall'inizio al non scontato finale, ce ne fossero di più di pellicole così!
Non aspettatevi sofisticatezze artistiche, ma non lamentatevi altrimenti Rhona Mitra vi prende a calci nel culo.

I love movies (2008) di Paul Soter (*)
Una commedia romantica che dovrebbe fare scuola in questa triste epoca post-Notting Hill. Divertente, non banale ma soprattutto che distrugge le convenzioni del corteggiamento. Cillian Murphy e Lucy Liu fanno scintille come poche altre coppie sullo schermo. Dategli una possibilità anche se odiate il genere.

Lila dice (2008) di Ziad Doueiri (*)
Una sensibile, triste e sensuale storia d'amore ambientata nei meno conosciuti sobborghi di Parigi, che apre gli occhi sui veri effetti dell'ignoranza e dei pregiudizi, e che spiega il delicato equilibrio tra fantasia e realtà. Strepitosa Vahina Giocante nei panni della protagonista.

Pineapple Express (2008) di David Gordon Green
Divertente stoner comedy girata con stile. Niente di imperdibile tranne James Franco che finalmente ha trovato il suo ruolo...

Felon (2008) di Ric Roman Waugh (*)
Prison movie coi controcazzi. Stephen Dorff ai massimi storici è tostissimo nel ruolo di un uomo innocente bloccato in prigione dalla burocrazia e dalla dura legge della violenza. Val Kilmer in grande spolvero non sbaglia una scena. Era da American History X che non vedevo delle scene del genere. Promosso assolutamente.

Rovine (2008) di Carter Smith
Rovine sta qua solo perchè la voce del trailer italiano era troppo assurda. Cupa e cavernosa... MILLE ANNI FA.... ROVIIIINEEE!!! Imperdibile, e degno di Maccio Capatonda.
Tornando al film... la storia ne ricalca almeno altri 5 senza nemmeno pensarci troppo, ma risulta piacevole e ben girato, complice la location affascinante, nonchè interpretato da qualche faccia nuova che potrebbe avere un futuro. Potete guardarlo senza vergogna dai...

Reeker (2005) di Dave Payne
In italiano sarebbe Il puzzone... peccato i titolisti nostrani non si siano sdati come al solito, questa volta avremmo avuto un sicuro cult. Tolto ciò nulla di notevole, il regista fa il suo lavoro e a parte qualche idea simpatica (ma non troppo nuova) si va sempre a finire sui soliti terreni.

Fratelli per la pelle (2008) di Peter e Bobby Farrelly
Attenzione, commedia divertente e intelligente! Non è facile trovarne ormai, e bisogna dire che il duo alla regia, nonostante abbia perso un po' di smalto dai tempi di Tutti pazzi per Mary, riesce ancora ad avere il guizzo geniale che deve sempre esserci in queste produzioni. Matt Demon si fa da parte (in ogni senso, e vedendolo capirete perchè) alla grande interpretazione di Greg Kinnear. Provate solo a pensare alle differenze fra questo e uno a scelta fra Hot/Date/Epic/... Movie. Commedia americana, ma vaffanculo.

Zombie Strippers (2008) di Jay Lee
Jenna Jameson e Robert Englund. Insieme. In un film con gli zombi. Raccattate la mascella dopo aver letto l'assortita coppia e non prendete troppo sul serio questa demenziale opera degna dei migliori exploitation. Tra le scene assurde riesce persino a dire due cose divertenti sulla situazione politica americano pre-Obama, e fa sorridere non poco. Poi restano le tette e gli zombi.

Otis (2008) di Tony Krantz (*)
Mi ero già occupato di questo regista tempo fa con l'interessante Sublime, ma qua siamo ben oltre le aspettative. Commedia horror nerissima ed efficace come poche negli ultimi tempi, che omaggia senza timore i classici mettendci pure una serrata critica all'ubiquità e al sadismo dell'informazione televisiva, anche se la vera protagonista è la famiglia, in tutti i suoi crudi limiti. E il bonario (all'apparenza) protagonista è un cattivo che non si dimentica. Nel dubbio guardatevi pure il finale alternativo, ancora più divertente.

Stuck (2007) di Stuart Gordon (*)
Avevamo lasciato il regista con il brillante Edward, e lo ritroviamo con una pellicola altrettanto inquietante e furbetta. La storia, semplice, racconta di un uomo che in un incidente resta incastrato nel parabrezza di un auto che lo ha investito. La guidatrice, per non avere problemi con la legge, decide di nasconderlo nel suo garage, ancora incastrato...
Mena Suvari porta in scena un personaggio pieno di tick e debolezze ma idealmente buono, che con le migliori intenzioni crea una situazione surreale il cui sviluppo va oltre ogni previsione. Favoloso il suo fidanzato, un nero enorme che fa sempre il gradasso ma alla fine si rivela di tutt'altra stoffa. Godibilissimo lo sviluppo e bel finale.

Redbelt (2008) di David Mamet (*)
Questo personaggio continua a stupirmi. Quando non è impegnato a sceneggiare per il teatro o per altri registi ci regala opere come questa.
Dolorosa storia di vita vera, segue le gesta di un maestro di arti marziali che viene portato al fallimento finanziario con l'imbroglio, rischia di perdere tutto ciò in cui crede, lo perde ma riesce a mantiene la dignità in una storia amarissima nel suo realismo. Il protagonista Chiwetel Ejiofor è un gigante in una parte non facile e ipnotizza in ogni secondo della sua performance. Da non perdere.

Mirrors (2008) di Alexandre Aja
Che devo dire? Io di Aja mi sono innamorato dopo Alta Tensione e guardo ogni suo film con la speranza di trovare il nuovo colpaccio. Spesso resto un po' deluso (Le colline hanno gli occhi non era nulla di imperdibile, pur facendo il suo), ma fortunatamente questa volta va meglio.
Per lo meno si fa vedere e un paio di sequenze sono notevoli, anche se la parte finale a posteriori è un po' troppo con il pilota automatico, con almeno una scena che DOVEVA essere evitata, ma siamo ad Hollywood e la Francia è lontana. Kiefer Sutherland dimostra di avere ancora le qualità, nonostante si trascini un po' troppo per metà film.

Shattered (2008) di Mike Barker
Simpatico thriller con Pierce Brosnam che fa lo stronzo. Lo si guarda tutto d'un fiato, anche perchè questa volta il colpo di scena a tutti i costi sembra essere funzionale.

sabato 14 marzo 2009

Pulizie di primavera 2

 
The cleaner is back, come direbbe Vin "Tamarro" Diesel...

In Bruges  (2008) di Martin McDonagh (*)
Fantastico Colin Farrel, il suo monociglio imbronciato questa volta non perdona. Una sceneggiatura originale letteralmente da Oscar, che senza nessuna paura racconta un'intricata vicenda di killer, refurtive e soprattutto nani. Come sbagliare? E poi Bruges sembra veramente bellissima, per quanto il protagonista la pensi diversamente. Fatevi un piacere e guardatelo.

The Oxford Murder (2008) di Alex De La Iglesia
Uno dei miei registi preferiti alla prima produzione americana torna a dirigere un thriller interessante ma abbastanza convenzionale, che non gli permette di esprimere tutta la sua carica anarchica e nera che ha segnato le sue opere precedenti. Maledetta Hollywood, ma fortunatamente non ce lo siamo giocati.


Il treno per Darjeeling (2007) di Wes Anderson (*)
Doloroso ma brillante e mai banale viaggio di formazione di tre fratelli nella mistica India. Wilson, Brody e Shwartzman creano uno dei terzetti più affiatati degli ultimi tempi, e il resto lo fa il nostro Wes Anderson, riuscendo a reinventarsi ad ogni film senza cadute di stile o sostanza. Un non-viaggio brillante, divertente, triste e gioioso allo stesso tempo. E le carrellate o quel ralenty sui protagonisti non ci stancheranno mai.

Lost things (2003) di Martin Murphy
Un film low budget australiano abbastanza interessante. Lascia la facile strada del classico slasher per dirigersi in territori quasi lynchiani. Partendo dal classico incipit "ragazzi in una sperduta spiaggia per un weekend di mare" mette in campo un'interessante analisi psicologica che ha i suoi momenti. Qualche idea interessante con delle prospettive angoscianti girate molto bene, ma purtroppo nel complesso non regge la durata, anche se sono sicuro che come mediometraggio avrebbe avuto altro valore.

Il Petroliere (There will be blood) (2007) di Paul Thomas Anderson (*)
Corposa, epica e spietata analisi dello spirito americano, raccontata sulla pelle di un cercatore di petrolio. Arrivo per ultimo a parlare di questo capolavoro, ma non posso esimermi dal ricordare la devastante coerenza con cui viene messa in scena la triste commedia umana in una nera metafora che ha ben poco a che fare con l'espiazione. Daniel Day-Lewis fa il resto.

21 (2008) di Robert Luketic
Ho letto il fantastico libro da cui è tratto questo film e posso solo dire che la banalità della trasposizione non aiuta la già leggera qualità della pellicola, che perde molto del suo potenziale a favore di una presunta digeribilità mainstream. Piacevole per una serata senza pretese, ma se volte qualcosa che parla più seriamente di Vegas optate per The cooler o meglio ancora sul classico Sydney.

Il divo (2008) di Paolo Sorrentino (*)

Agghiacciante. E' la parola che meglio esprime i miei sentimenti durante la visione della romanzata vita di Giulio Andreotti. Senza scendere in sterili discussioni politiche, vedere come le cose che sembrerebbero cambiate restino in realtà sempre uguali nella "piccola" realtà italiana fa veramente più paura che tristezza. E forse le figure familiari ma allo stesso tempo aliene che ci presenta Sorrentino fanno accaponare la pelle più dei personaggi che hanno popolato le opere di Coppola o Scorsese. Dobbiamo preoccuparcene?

La notte non aspetta (Street Kings) (2008) di David Ayer (*)
Il regista dell'ottimo esordio Harsh Times fa ancora centro con un'altra storia di poliziotti corrotti, che si nutre della dualità bene/male insita nei rapporti umani e che caratterizza notevolmente un mestiere sempre al centro della filmografia americana. Spesso questo genere cinematografico si perde nell'idealizzazione dei personaggi, fortunatamente in questa pellicola, grazie ad una accurata costruzione psicologica dei protagonisti, viene stabilito un legame e solo a seguire la storia, riuscendo a coinvolgere senza mezzi termini.

Gardener of Eden (2008) di Kevin Connoly
Film strano, sempre in bilico fra il dramma e l'humor più nero. Il protagonista dopo aver sventato uno stupro diventa l'eroe locale, e sentendosi bene nel ruolo casualmente assegnatogli, si mette in testa di diventare una specie di giustiziere/super eroe, arrivando persino a creare le situazioni di pericolo per poterle risolvere. Ma la bizzarra trama non è che il mezzo per analizzare le paure e i bisogni di una società che apaticamente si trascina in un campo di battaglia, tra tutti i problemi che inconsapevolmente coltiva nel suo stesso grembo, senza vedere una soluzione praticabile. Purtroppo l'interessante struttura non funziona fluidamente per tutta la durata, ma ha molti buoni momenti e di sicuro lascia un segno positivo e coraggioso in mezzo a troppi film sempre uguali.

Postal (2007) di Uwe Boll
Uwe Boll e Bin Laden, non serve dire altro. Il dichiaratamente peggior regista contemporaneo gira un incommentabile minestrone di umore di bassa lega, politically scorrect e qualche simpatica comparsata, ma nell'insieme resta un film insignificante, se non per il fattore scult che potrebbe regalare qualche risata, non fosse altro che l'assurda parte su Little Germay con Uwe stesso vestito alla tirolese! 
PS: Per i conoscitori del videogioco omonimo, il Postal Dude spacca di brutto, e riesce perfino a usare il gatto-silenziatore.

Tropic Thunder (2008) di Ben Stiller (*)

Grandi mezzi produttivi e un cast incredibile regalano una delle commedie più divertenti degli ultimi anni. Tom cruise nei panni di Les Grossman da solo meriterebbe una pellicola a parte. Ma Zoolander resta inarrivabile a mio parere ;-)

WALL·E (2008) di Andrew Stanton
Una favola postmoderna quasi da cinema muto che nei silenzi racconta una storia senza tempo, due protagonisti indimenticabili che ci ricordano la vera magia del cinema animato che parla agli spettatori di ogni età.
Fortunatamente la Pixar continua a sfornare capolavori, ma purtroppo spesso rischiano di perdere la meritata esposizione in mezzo alle mille altre uscite trappola stile Dreamworks (ma non solo), che tranne poche eccezioni hanno rotto con le loro parodie animalose di questo e quel film, infarcite di citazioni e sempre accompagnate dalle canzoni dei mitici anni 'xx o 'yy, che tanto piacciono ai genitori e li fanno sentire ggggiovani. Meno leoni/zebre/pinguini e più robot.

mercoledì 14 gennaio 2009

Pulizie di primavera 1

Quanto tempo... ritorno in questi lidi dopo una lunga assenza dovuta ad impegni di real life, ma nonostante tutto voglio recuperare almeno concettualmente, per cui passo direttamente alla (lunga) lista delle pellicole che ho visto dopo l'ultimo post.
Alcuni film avranno solamente il titolo, su altri spenderò qualche parola in più, ma senza nessuno criterio, come viene. Soluzioni più lineari non ne vedo, vista la mole di titoli da affrontare, per cui partiamo...

[Nota: (*) l'asterisco indica i consigliati]


Into the wild (2007) di Sean Penn (*)
Grandiosa elegia della vita selvaggia. Uno sprono al (dimenticato?) piacere della scoperta, in senso non solo geografico. Pur essendo molto fedele nei confronti del materiale originale (il libro), a volte sfiora l'agiografia, ma riesce senza problemi a convincere fino alla fine.

Intacto (2001) di Juan Carlos Fresnadillo
Una complicata ed interessante trama non basta a reggere tutto il film, che cede notevolmente una volta capito l'arguto twist narrativo. Cio' non toglie che alcune sequenze, come la corsa bendata fra gli alberi, sono di grande classe.

Tutta la vita davanti (2008) di Paolo Virzì (*)
Lucidissimo affresco generazionale. Non ci si puo' che riconoscere nella drammatica satira sociale di Virzì, retta da grandi interpretazioni (con una incredibile Ferilli nell'interpretazione della vita) e tanta sostanza. I personaggi bucano lo schermo nella loro singolare identità e commuovono senza usare i facili trucchi tanto abusati nelle produzioni italiche (sigh!). E persino la scena più goliardica colpisce per il perfetto uso della macchia da presa: carrellate, campo e controcampo al servizio del dialogo, non sono cosa da tutti i giorni. E non ridete!

Isolation (2005) di Billy O'Brien
Horror rurale con mucche? Ci credevo, ma dopo un inizio con la giusta tensione si svacca (!) nella parte finale, con scene che sembrano prese pari pari da Alien. E non e' un bene credo.

Dead birds (2004) di Alex Turner
Altro horror/thriller. Questa volta ambientato durante la guerra di secessione americana, ladri fuggitivi, casa dei fantasmi, bla bla bla. Noto con piacere che la scrittura a distanza mi aiuta a inquadrare meglio alcune cose: se non ricordo niente di particolare vuol dire proprio quello, ma per una serata agile fece il suo dovere.

Americani (Glengarry Glen Ross)(2004) di James Foley (*)
Che filmone ragazzi. Se prendi un pezzo teatrale di David Mamet e ci aggiungi un cast a dir poco stellare (Al Pacino, Jack Lemmon, Ed Harris, Alec Baldwin, Kevin Spacey), vedrai che, anche se ti chiami James Foley e qualche anno prima hai diretto una porcheria con Madonna, non sbaglierai.
Pacino nei panni di Ricky Roma si dimostra ancora un mostro di bravura, ma non e' da meno nessuno degli altri, che con un set di 3 stanze 3 fa vedere cosa possa fare una sceneggiatura serratissima, fatta di dialoghi realistici ma che non perdono mai di vista la Storia. Il numero di fuck pronunciati (138) è assolutamente notevole.
Da recuperare assolutamente, anche perchè in Italia è passato inosservato, forse reperibile solo in cassetta o via mulo.
Fatevi un piacere e gustatevi almeno il monologo iniziale.

Sguardo nel vuoto (The lookout)(2007) di Scott Frank (*)
Altro film passato inosservato ma che riserva molte sorprese. Innanzitutto Joseph Gordon-Levitt continua sulla strada giusta per diventare un attore di prima classe, e viene affiancato da un grandissimo Jeff Bridges nell'inusuale ruolo di un cieco. Ma le due interpretazioni non basterebbero se la storia non fosse cosi' ben congeniata, fresca e coinvolgente fin dai titoli di testa. Se ad una prima analisi potrebbe sembrare il classico heist movie, a sorpresa si viene catturati dalla profonda indagine sui personaggi, vero motore della trama, che diventa a sua volta un pretesto per andare a fondo nei rapporti umani, raccontati con credibilità e passione. E questa direzione permette al film di scrollarsi ogni tipo di prevedibilità, lasciando lo spettatore in un continuo bivio, che lega ancora di più ai già piacevoli protagonisti. Mentre per alcuni aspetti la regia mi ha ricordato la prima visione di Memento, leggendo i crediti di Scott Frank capisco alcune delle sue influenze, e resto piacevolmente impressionato, sperando che il coraggio dimostrato con un film così poco hollywoodiano possa essere premiato.