mercoledì 14 gennaio 2009

Pulizie di primavera 1

Quanto tempo... ritorno in questi lidi dopo una lunga assenza dovuta ad impegni di real life, ma nonostante tutto voglio recuperare almeno concettualmente, per cui passo direttamente alla (lunga) lista delle pellicole che ho visto dopo l'ultimo post.
Alcuni film avranno solamente il titolo, su altri spenderò qualche parola in più, ma senza nessuno criterio, come viene. Soluzioni più lineari non ne vedo, vista la mole di titoli da affrontare, per cui partiamo...

[Nota: (*) l'asterisco indica i consigliati]


Into the wild (2007) di Sean Penn (*)
Grandiosa elegia della vita selvaggia. Uno sprono al (dimenticato?) piacere della scoperta, in senso non solo geografico. Pur essendo molto fedele nei confronti del materiale originale (il libro), a volte sfiora l'agiografia, ma riesce senza problemi a convincere fino alla fine.

Intacto (2001) di Juan Carlos Fresnadillo
Una complicata ed interessante trama non basta a reggere tutto il film, che cede notevolmente una volta capito l'arguto twist narrativo. Cio' non toglie che alcune sequenze, come la corsa bendata fra gli alberi, sono di grande classe.

Tutta la vita davanti (2008) di Paolo Virzì (*)
Lucidissimo affresco generazionale. Non ci si puo' che riconoscere nella drammatica satira sociale di Virzì, retta da grandi interpretazioni (con una incredibile Ferilli nell'interpretazione della vita) e tanta sostanza. I personaggi bucano lo schermo nella loro singolare identità e commuovono senza usare i facili trucchi tanto abusati nelle produzioni italiche (sigh!). E persino la scena più goliardica colpisce per il perfetto uso della macchia da presa: carrellate, campo e controcampo al servizio del dialogo, non sono cosa da tutti i giorni. E non ridete!

Isolation (2005) di Billy O'Brien
Horror rurale con mucche? Ci credevo, ma dopo un inizio con la giusta tensione si svacca (!) nella parte finale, con scene che sembrano prese pari pari da Alien. E non e' un bene credo.

Dead birds (2004) di Alex Turner
Altro horror/thriller. Questa volta ambientato durante la guerra di secessione americana, ladri fuggitivi, casa dei fantasmi, bla bla bla. Noto con piacere che la scrittura a distanza mi aiuta a inquadrare meglio alcune cose: se non ricordo niente di particolare vuol dire proprio quello, ma per una serata agile fece il suo dovere.

Americani (Glengarry Glen Ross)(2004) di James Foley (*)
Che filmone ragazzi. Se prendi un pezzo teatrale di David Mamet e ci aggiungi un cast a dir poco stellare (Al Pacino, Jack Lemmon, Ed Harris, Alec Baldwin, Kevin Spacey), vedrai che, anche se ti chiami James Foley e qualche anno prima hai diretto una porcheria con Madonna, non sbaglierai.
Pacino nei panni di Ricky Roma si dimostra ancora un mostro di bravura, ma non e' da meno nessuno degli altri, che con un set di 3 stanze 3 fa vedere cosa possa fare una sceneggiatura serratissima, fatta di dialoghi realistici ma che non perdono mai di vista la Storia. Il numero di fuck pronunciati (138) è assolutamente notevole.
Da recuperare assolutamente, anche perchè in Italia è passato inosservato, forse reperibile solo in cassetta o via mulo.
Fatevi un piacere e gustatevi almeno il monologo iniziale.

Sguardo nel vuoto (The lookout)(2007) di Scott Frank (*)
Altro film passato inosservato ma che riserva molte sorprese. Innanzitutto Joseph Gordon-Levitt continua sulla strada giusta per diventare un attore di prima classe, e viene affiancato da un grandissimo Jeff Bridges nell'inusuale ruolo di un cieco. Ma le due interpretazioni non basterebbero se la storia non fosse cosi' ben congeniata, fresca e coinvolgente fin dai titoli di testa. Se ad una prima analisi potrebbe sembrare il classico heist movie, a sorpresa si viene catturati dalla profonda indagine sui personaggi, vero motore della trama, che diventa a sua volta un pretesto per andare a fondo nei rapporti umani, raccontati con credibilità e passione. E questa direzione permette al film di scrollarsi ogni tipo di prevedibilità, lasciando lo spettatore in un continuo bivio, che lega ancora di più ai già piacevoli protagonisti. Mentre per alcuni aspetti la regia mi ha ricordato la prima visione di Memento, leggendo i crediti di Scott Frank capisco alcune delle sue influenze, e resto piacevolmente impressionato, sperando che il coraggio dimostrato con un film così poco hollywoodiano possa essere premiato.