mercoledì 4 giugno 2008

Un uomo qualunque (He was a quiet man) (2007) di Frank A. Cappello

Farà anche ridere come nome, ma Frank A. Cappello è diventato un piccolo eroe per me. Scrive e dirige un film assolutamente indipendente, derivativo (come non ricordare Fight Club o Brazil) ma geniale, pieno di stile e idee. Non contento ne scrive le canzoni, con almeno un paio di song azzeccatissimi, e per finire sbirciando la board di imdb me lo trovo pure ad intervenire con interessanti commenti e nessuna autopromozione. Non si può che stimare una persona così, altro che!

Tornando alla pellicola, è la storia di un irriconoscibile Christian Slater nei panni di Bob Maconel, un impiegato tartassato da tutti che, nel giorno in cui decide di farla finita portando con se gli insopportabili colleghi, viene anticipato proprio da uno di questi che sceglie lo stesso giorno per impazzire, ma lo ferma freddandolo con la pistola portata per la strage, e diventa quindi un eroe. La sua vita cambia radicalmente, ma non tutto è come sembra...

Lascio da parte la trama per non rovinare la visione, ma non posso non parlare della perfetta atmosfera in bilico tra paranoia e quotidianità che inquieta per tutta la durata, lasciando un sottile fastidio di fondo anche nelle parti in cui sembra che le cose vadano bene. Non ci si scrolla mai di dosso la sensazione di essere l'impiegato Bob, sempre inappropriato e deriso, grazie alla grande interpretazione di Slater che, per la prima volta in un ruolo fuori dalla sua facciata hollywoodiana, con lo sguardo basso e gli appena visibili tic riesce perfettamente a creare uno sgradevole ma credibile uomo qualunque. La dinamica regia con le sue trovate mette questa performance ancora più in risalto: i repentini cambi d'inquadratura, i fuori fuoco quasi involontari, le deformazioni e le parti in prospettiva forzata creano un universo alieno appena riconoscibile, mentre i pochi (ed economici, ma perdonabili) effetti speciali ricordano che non servono budget assurdi per rendere credibile una scena.

L'incipit con la voce fuori campo e le sgranate immagini in bianco e nero resta comunque indimenticabile, soprattutto per i risvolti che assumerà dopo il tortuoso percorso del protagonista, alla fine del film. (vedi video)

Nessun commento: