giovedì 27 marzo 2008

Martin (1977) di George A. Romero

Prima di Dawn of the Dead, Romero usci' con questo film abbastanza snobbato ai tempi, ma fortemente personale e importante nel suo percorso filmico. Con una troupe di appena 15 persone e un budget vicino allo zero, riesce a portare sullo schermo un'opera di assoluta dignita' e valore, che fa presagire i futuri blockbuster, e che presenta per la prima volta una collaborazione con il grande esperto di effetti speciali Tom Savini, sua spalla fissa nelle successive regie.
Nato su pellicola in bianco e nero e poi montato a colori e con molte riduzioni nella versione che e' possibile ora vedere in DVD, racconta la storia di un ragazzo che si trasferisce a vivere da suo zio. Secondo la leggenda di famiglia, Martin e' portatore di una forma di vampirismo. Questa condizione lo spinge ad una incessante ricerca di sangue umano, che tenta di procurarsi con l'ingegno piu' che con la violenza, alla quale ricorre solo nei casi estremi. La sua fame e' differente da quella vista in altri film che trattano di vampiri, sembra maggiormente simile ad una condizione mentale che ad una malattia, anzi la vera marcia in piu' e' data dalla continua incertezza sulla vera origine di questo topos filmico, mai analizzato cosi' bene nelle sue implicazioni sociali e psicologiche.
Abbiamo Martin che affronta la dura convivenza famigliare derivante dal fanatismo religioso dello zio (a base di croci e acqua santa, che naturalmente non sortiscono gli effetti previsti); oppure lo osserviamo incuriositi diventare il giovane amante di una vicina di casa insoddisfatta della sua vita banale, il tutto mentre racconta per telefono ad un DJ della radio le sue incredibili storie, diventando quasi una leggenda metropolitana per gli ascolatori. Fa da sfondo un fatiscente sobborgo, pregno di malinconia e quasi simbolo di un sogno americano crollato e ormai solo lontana memoria.
Tutte queste vicende formano il giovane, schiacciato sempre di piu' tra il bisogno (psicologico o fisico?) di sangue e la necessita', dettata dalla societa', di conformismo, ma non gli fanno perdere la forza di continuare a portar avanti la sua vita, per quanto complicata sia. Non si riesce a trovarlo cattivo, sembra solo un ragazzo confuso che prova a superare l'adolescenza con meno danni possibili. Ed e' difficile non fare il tifo per lui, rovesciando il modello del diverso come mostro incomprensibile. Ma il dubbio che resta dopo la visione e' se Martin sia veramente cosi' diverso...

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