sabato 14 marzo 2009

Pulizie di primavera 2

 
The cleaner is back, come direbbe Vin "Tamarro" Diesel...

In Bruges  (2008) di Martin McDonagh (*)
Fantastico Colin Farrel, il suo monociglio imbronciato questa volta non perdona. Una sceneggiatura originale letteralmente da Oscar, che senza nessuna paura racconta un'intricata vicenda di killer, refurtive e soprattutto nani. Come sbagliare? E poi Bruges sembra veramente bellissima, per quanto il protagonista la pensi diversamente. Fatevi un piacere e guardatelo.

The Oxford Murder (2008) di Alex De La Iglesia
Uno dei miei registi preferiti alla prima produzione americana torna a dirigere un thriller interessante ma abbastanza convenzionale, che non gli permette di esprimere tutta la sua carica anarchica e nera che ha segnato le sue opere precedenti. Maledetta Hollywood, ma fortunatamente non ce lo siamo giocati.


Il treno per Darjeeling (2007) di Wes Anderson (*)
Doloroso ma brillante e mai banale viaggio di formazione di tre fratelli nella mistica India. Wilson, Brody e Shwartzman creano uno dei terzetti più affiatati degli ultimi tempi, e il resto lo fa il nostro Wes Anderson, riuscendo a reinventarsi ad ogni film senza cadute di stile o sostanza. Un non-viaggio brillante, divertente, triste e gioioso allo stesso tempo. E le carrellate o quel ralenty sui protagonisti non ci stancheranno mai.

Lost things (2003) di Martin Murphy
Un film low budget australiano abbastanza interessante. Lascia la facile strada del classico slasher per dirigersi in territori quasi lynchiani. Partendo dal classico incipit "ragazzi in una sperduta spiaggia per un weekend di mare" mette in campo un'interessante analisi psicologica che ha i suoi momenti. Qualche idea interessante con delle prospettive angoscianti girate molto bene, ma purtroppo nel complesso non regge la durata, anche se sono sicuro che come mediometraggio avrebbe avuto altro valore.

Il Petroliere (There will be blood) (2007) di Paul Thomas Anderson (*)
Corposa, epica e spietata analisi dello spirito americano, raccontata sulla pelle di un cercatore di petrolio. Arrivo per ultimo a parlare di questo capolavoro, ma non posso esimermi dal ricordare la devastante coerenza con cui viene messa in scena la triste commedia umana in una nera metafora che ha ben poco a che fare con l'espiazione. Daniel Day-Lewis fa il resto.

21 (2008) di Robert Luketic
Ho letto il fantastico libro da cui è tratto questo film e posso solo dire che la banalità della trasposizione non aiuta la già leggera qualità della pellicola, che perde molto del suo potenziale a favore di una presunta digeribilità mainstream. Piacevole per una serata senza pretese, ma se volte qualcosa che parla più seriamente di Vegas optate per The cooler o meglio ancora sul classico Sydney.

Il divo (2008) di Paolo Sorrentino (*)

Agghiacciante. E' la parola che meglio esprime i miei sentimenti durante la visione della romanzata vita di Giulio Andreotti. Senza scendere in sterili discussioni politiche, vedere come le cose che sembrerebbero cambiate restino in realtà sempre uguali nella "piccola" realtà italiana fa veramente più paura che tristezza. E forse le figure familiari ma allo stesso tempo aliene che ci presenta Sorrentino fanno accaponare la pelle più dei personaggi che hanno popolato le opere di Coppola o Scorsese. Dobbiamo preoccuparcene?

La notte non aspetta (Street Kings) (2008) di David Ayer (*)
Il regista dell'ottimo esordio Harsh Times fa ancora centro con un'altra storia di poliziotti corrotti, che si nutre della dualità bene/male insita nei rapporti umani e che caratterizza notevolmente un mestiere sempre al centro della filmografia americana. Spesso questo genere cinematografico si perde nell'idealizzazione dei personaggi, fortunatamente in questa pellicola, grazie ad una accurata costruzione psicologica dei protagonisti, viene stabilito un legame e solo a seguire la storia, riuscendo a coinvolgere senza mezzi termini.

Gardener of Eden (2008) di Kevin Connoly
Film strano, sempre in bilico fra il dramma e l'humor più nero. Il protagonista dopo aver sventato uno stupro diventa l'eroe locale, e sentendosi bene nel ruolo casualmente assegnatogli, si mette in testa di diventare una specie di giustiziere/super eroe, arrivando persino a creare le situazioni di pericolo per poterle risolvere. Ma la bizzarra trama non è che il mezzo per analizzare le paure e i bisogni di una società che apaticamente si trascina in un campo di battaglia, tra tutti i problemi che inconsapevolmente coltiva nel suo stesso grembo, senza vedere una soluzione praticabile. Purtroppo l'interessante struttura non funziona fluidamente per tutta la durata, ma ha molti buoni momenti e di sicuro lascia un segno positivo e coraggioso in mezzo a troppi film sempre uguali.

Postal (2007) di Uwe Boll
Uwe Boll e Bin Laden, non serve dire altro. Il dichiaratamente peggior regista contemporaneo gira un incommentabile minestrone di umore di bassa lega, politically scorrect e qualche simpatica comparsata, ma nell'insieme resta un film insignificante, se non per il fattore scult che potrebbe regalare qualche risata, non fosse altro che l'assurda parte su Little Germay con Uwe stesso vestito alla tirolese! 
PS: Per i conoscitori del videogioco omonimo, il Postal Dude spacca di brutto, e riesce perfino a usare il gatto-silenziatore.

Tropic Thunder (2008) di Ben Stiller (*)

Grandi mezzi produttivi e un cast incredibile regalano una delle commedie più divertenti degli ultimi anni. Tom cruise nei panni di Les Grossman da solo meriterebbe una pellicola a parte. Ma Zoolander resta inarrivabile a mio parere ;-)

WALL·E (2008) di Andrew Stanton
Una favola postmoderna quasi da cinema muto che nei silenzi racconta una storia senza tempo, due protagonisti indimenticabili che ci ricordano la vera magia del cinema animato che parla agli spettatori di ogni età.
Fortunatamente la Pixar continua a sfornare capolavori, ma purtroppo spesso rischiano di perdere la meritata esposizione in mezzo alle mille altre uscite trappola stile Dreamworks (ma non solo), che tranne poche eccezioni hanno rotto con le loro parodie animalose di questo e quel film, infarcite di citazioni e sempre accompagnate dalle canzoni dei mitici anni 'xx o 'yy, che tanto piacciono ai genitori e li fanno sentire ggggiovani. Meno leoni/zebre/pinguini e più robot.

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