domenica 17 febbraio 2008

Cloverfield (2008) di Matt Reeves

Fin dall'infanzia sono sempre stato affascinato dai film di mostri, passione nata forse da un'acerba visione di uno dei primi Godzilla. In quel leggendario pseudo dinosauro non vedevo la gommapiuma, ne' mi accorgevo che i palazzi distrutti fossero dei modellini di legno e colla, ma nella mia immaginazione la devastazione portata da quella incredibile bestia era reale quanto un rispettabile telegiornale (e non parlo dell'odierno Studio Aperto). Questa passione si e' evoluta poi nell'interesse verso mostri di altro genere: che il soggetto fosse lo squalo, la piovra assassina o qualsiasi creatura con potere e dimensioni incredibili, per me era tutto buono. Se veniva stimolata anche minimamente con successo la primordiale paura di cio' che e' sconosciuto ed enorme, una visione se la guadagnava in ogni caso, nonostante spesso la cornice filmica non fosse delle migliori.
E forse a posteriori questa formazione ancora oggi mi regala (con frequenza non preoccupante naturalmente) dei fantastici sogni a sfondo apocalittico, il cui nucleo e' a grandi linee sempre lo stesso: ci sono io che mi muovo in luoghi familiari, che variano da quartieri in cui ho abitato a citta' famose che ho visitato, e in lontananza vedo un mostro enorme che cammina e distrugge. Dico mostro intendendo creatura incredibilmente grande, ma non e' mai la stessa, anche se spesso assomiglia all'archetipale anfibio del maestro Honda. Ed io sono la', per nulla spaventato ma completamente preda di uno stupore che e' il cardine di tutto il sogno. Non vengo mai messo in pericolo dalla situazione, il sentimento dominante e' quello della curiosita', spesso il mostro mi passa vicino o sopra, mai puntando verso di me con ostilita', e prosegue per la sua strada. Ed io lo osservo per tutto il tempo, sento le vibrazioni che produce muovendosi e il frastuono assordante. Altre volte faccio parte di qualche piano per fermarlo e allora l'esperienza viene arricchita dalla componente action, con connotati notevolmente filmici. E se in quei momenti qualcuno di quelli che sempre mi accompagnano stesse riprendendo, quello che vedrei sarebbe proprio cio' che ho vissuto nell'ora di Cloverfield che comincia con la prima esplosione. Rivedo la frenesia, la paura mista a curiosita', l'adrenalina della fuga ma soprattutto l'inquietante maestosita' di qualcosa che non conosciamo nella vita reale, qualcosa di talmente grande che non si puo' pensare fino a quando non ci si sbatte contro. Eserciti come soldatini, grattacieli che perdono la loro proporzione, tutto e' messo li' per farci vivere quei momenti di sincera meraviglia che e' il vero obiettivo del film. Non la paura ma la meraviglia, nascosta sotto la concitata sceneggiatura quasi da thriller, ma ben apprezzabile nei momenti chiave. Infatti sfido chiunque a non restare ammirato dalla prima parte della fuga, quando ancora del mostro si vede solo un'ombra che gira dietro gli angoli dei palazzi e poco altro. Pur sapendo abbastanza (marketing, youtube, trailers) ancora non si vuole credere, ed e' un risultato da ricordare.

Per quanto riguarda i lati negativi, lascio a voi la fantasia di pescare tra le recensioni in giro per la rete, poiche' non voglio stare qua a disquisire su telecamere indistruttibili o altri dettagli, ma preferisco godermi la messa in onda di un sogno.

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