Un deserto infinito che fa da sfondo con la sua cruda sincerità alle storie di 3 uomini diversi tra loro, ma con molte piu' cose in comune di quelle che si possono notare dalla semplice sinossi del film.
Sono 3 rappresentazioni, ognuna epica a modo suo, di un mondo in declino, forgiato nel duro west americano, quella frontiera vista in mille film ma sempre misteriosa pur nella sua quotidianità. Cio' che li anima è nascosto e sfuggente, ma la volontà che mettono in ogni azione e' pura e inattaccabile. Non degli eroi in nessuna accezione, ma determinati a portare avanti la loro individualità con implacabile determinazione. Per assurdo non sono molto lontani dalle figure orientali del samurai come rappresentazione del dovere assoluto, o meglio ancora speculari dei leggendari ronin senza padrone, pistole al posto di spade.
E poi c'e' tutto il resto:la trama semplice ma eseguita con precisione chirurgica, le location inquadrate con tagli geometrici che lasciano senza fiato, l'humor nero sempre pronto ad entrare in scena, i dialoghi da citazione istantanea, e i capelli di Bardem. La visione non puo' prescindere dalla scelta dell'acconciatura del killer, che caratterizza piu' di mille frasi un personaggio che resta sotto la pelle a lungo. Quasi quanto il rumore della pistola ad aria compressa. Chiudo ricordando l'altra perla: poche volte ho visto il nodo principale di un film svelarsi in modo cosi' sommesso, anticlimatico e spiazzante, quasi a ricordare come la vita vera abbia poco a che spartire con la pellicola.
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